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sabato 9 marzo 2013

Due chiacchere e un caffè

Caffè?
Il sabato dopo pranzo, finalmente ho un momento tutto per me, io il pc e un caffè.
Questa è stata una settimana strana, dentro di me sono incazzata e delusa, al di fuori cerco di non farlo vedere.
Cerco di vedere il bicchiere mezzo pieno, e un pochino mi sento pure in colpa, perchè non posso essere felice di aver perso il lavoro, ma sono felice perchè potrò passare del tempo con i miei figli. Ho sospeso l'asilo nido di Giobi per tutto il mese di marzo, starà con me, vivremo in simbiosi, dopo la devastante gastroenterite che l'ha colpito ne ha proprio bisogno. Potrò seguire di più il patato, nei compiti, anche se lui vuol far tutto da solo, giocheremo di più insieme, andrò a prenderlo a scuola, sarò una mamma più presente, e non solo mamma di sera.
Lo porterò a giocare dagli amichetti al pomeriggio (già fatto ieri) intrattenendomi con un'altra mamma, scambiando reciproche opinioni su maestra, compagni, compiti, dovrò mordermi la lingua perchè io sono sempre bastian contrario (odio fare queste cose, intrattenermi con certe mamme facendo bla bla bla bla bla su compiti, maestre, ecc.. discorsi per la maggior parte delle volte inutili) ma per il patato questo e altro.
In un raptus di follia ho ordinato un materasso matrimoniale nuovo, senza troppo neanche consultarmi con la mia metà, ma sa che essendo in un momento di crisi un acquisto può tirar su il morale, e non ha replicato, il materasso è arrivato, io ho dormito benissimo, lui no... si deve abituare. C'est la vie.
Qui da me ha piovuto, piovuto, piovuto, e all'umore certo non ha giovato. Volevo andare al mare, ma davano pioggia.
Le previsioni per domani danno nuvolo con un pò di sole, ma niente di pioggia, temperatura prevista a Genova 15°, quindi ho guardato lui: "Andiamo in giornata?" ......... forse andiamo........ diciamolo piano piano piano.
 
ps.: ho cambiato anche i colori del blog, sono in una fase di cambiamento...

3 commenti:

  1. Inutile negarlo, ti capisco l'ho sto vivendo sulla mia pelle. Perdere il lavoro, vuol dire perdere in parte la nostra identità...a voglia a dire che ci sarà una svolta, che in fondo e' meglio così e bla bla bla....tutto vero ma principalmente c'è la necessità, il bisogno, di dare un senso a tutto ciò, a quel che viviamo ora, che vivremo domani e che abbiamo vissuto ieri. Dobbiamo ricominciare e' vero, a prima di farlo dobbiamo spegnere il motore e questa non è sempre una cosa facile.

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    1. Anche tu sei nella mia stessa situazione e so che mi capisci più che di chiunque altro. Mi sento in transizione ma non so ancora dove arriverò. un abbraccio

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  2. Mi dispiace, ne ho parlato anche nel mio nuovo blog, proprio oggi prima di leggerti.
    http://ilibridisandra.wordpress.com

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